Quando davanti ad una fotografia ci troviamo a raccontare una storia, anche se non l’abbiamo scattata noi, quella fotografia ci parla di noi. Il significato di un’immagine non è fisso e assoluto ma si adatta alle esperienze e alle prospettive dell’individuo che entra in relazione con l’immagine stessa. Questo è ciò che rende le comuni fotografie uno strumento utile in situazioni nelle quali la comunicazione attraverso le parole è inibita o non sufficientemente efficace. Il visivo è più veloce e potente del verbale: proiettare i nostri significati su un’immagine ci permette di lavorare con metafore visive dei pensieri e delle nostre emozioni.
Possiamo definire la fototerapia come un sistema articolato di tecniche che prevedono l’utilizzo della fotografia-in-terapia da parte di un professionista nel lavoro con le persone da lui condotte in un percorso. Con il termine fotografia terapeutica, invece, indichiamo la pratica della fotografia-come-terapia condotta autonomamente dalle persone al di fuori di un contesto clinico, per la scoperta di se stesse o con fini espressivi.
La fototerapia e la fotografia terapeutica trovano spazio di applicazione in diversi contesti: ambito clinico, formazione, luoghi di mediazione culturale, centri di accoglienza e/o recupero, scuole, ospedali, luoghi di lavoro, e/o situazioni di disagio e disorientamento, con l’intento di sviluppare la creatività, promuovere e favorire la socializzazione e come supporto e integrazione alla terapia.
In Italia i professionisti del settore afferiscono a NetFo - Network Italiano Fototerapia